Lamentarsi: perché ti conviene smettere

Una ricerca fatta alla Stanford University dimostra che sottoporsi per più di 30 minuti al giorno a contenuti densi di lamento nuoce alla salute del nostro cervello.

Pare infatti che la lamentela sia processata in quella zona del cervello dedicata alle funzioni cognitive che di solito sono utilizzate per risolvere i problemi. La presenza della lamentela causa letteralmente una rimozione di neuroni.

Gli scienziati dicono che il nostro cervello interpreta la lamentela come una minaccia, scatenando come risposta una serie di processi fisiologici che sarebbero indispensabili in una situazione d’emergenza.

Se ci pensi un secondo, ti accorgerai che raggiungere i 30 minuti di “esposizione” giornaliera è assai facile. Inoltre, spesso la lamentela non riguarda grandi temi esistenziali ma piuttosto piccoli fattori quotidiani come il tempo, il parcheggio, la coda in posta.

Tra l’altro, il più delle volte subiamo la lamentela, nostra o altrui, senza opporre particolare resistenza. Ad esempio, nel mio lavoro mi capita di frequente di richiamare una persona sull’aspetto del lamento. La risposta che mi viene data, il più delle volte, è: “Ma sì! Io mi lamento qui ma poi a colloquio mica lo do a vedere!”. In altre parole si minimizza la lamentela e si finisce per non opporgli alcuna resistenza.

Il problema è che il sottile lamento si vede, si sente e si tocca, eccome! Perché pervade il tuo essere e si manifesta esattamente come il sudore che traspira dalla pelle (anche quando non vorresti… prova a fermarlo se ci riesci!)

Il lamento determina due conseguenze:

  1. Diventa cornice psicologica: chi si lamenta si abitua a quella dimensione e, di conseguenza, tende ad abituarsi a pensare da vittima. È come se creasse una “cornice” che diventa schema di funzionamento, inconscio, dei propri pensieri e delle proprie azioni nel corso delle interazioni quotidiane. Colloqui di lavoro compresi. Relazioni con i colleghi comprese. Ed ecco che di fronte a qualsiasi alternativa che ti viene proposta la tua reazione potrebbe diventare un “Sì, è vero ma…”.
  2. Causa immobilità: il lamento è una sorta di voragine nella quale la nostra energia si disperde tanto da immobilizzarci. Sto ferma, là nella palude che io stessa ho contribuito a creare. Quando di fronte ad una situazione stressante mi arrabbio sviluppo una spinta propulsiva e vitale; quando mi lamento invece mi fermo. Immobile.

Ora, forse stai pensando che la cosa non ti riguardi. Senza andare a scomodare i peggiori pessimisti cronici e i disfattisti, potrebbe capitare che anche tu ecceda nel lamento, pur essendo una persona tendenzialmente aperta.

Prova ad osservarti in azione e a riflettere su quante volte in un giorno ti lamenti del tempo, del traffico, dei colleghi, della politica, della connessione, del tuo compagno, del disordine, dei capelli ecc.

Insomma, penso che ognuna di noi possa fare check con un mea-culpa. Facci caso. Ti accorgerai che ci si lamenta molto più di quanto si creda. Talvolta il lamento può essere uno sfogo che ci pare liberatorio e assolutamente controllabile.

La verità è che ogni volta che un lamento affiora alla mente ci rende irrimediabilmente più deboli e meno capaci di controllare ciò che ci accade intorno.

Il pensiero, per pensare a ciò di cui ci stiamo lamentando utilizza preziose energie e lo fa proprio per creare quella realtà che vorremmo non vivere. Non trovi sia paradossale? Così cresce in noi la sensazione di vivere un problema pervasivo (mi va proprio tutto storto!) e permanente (questa situazione non cambierà mai). Immobilità accomodati!

Ma perché ci lamentiamo?

Perché prendersi la responsabilità significa prendere sulle spalle la fatica e l’impegno mentre l’istinto di protezione ci porta a fuggire o a negare. Sul breve periodo potrebbe apparire come la grande soluzione che protegge dalla sofferenza ma poi il problema torna indietro come un boomerang, spesso più ampio di quando è iniziato.

Nell’orientamento professionale la strategia con cui ti adegui alle circostanze ha un nome ben preciso: si chiama strategia di coping e si studia in relazione alle situazioni stressanti.

Alcune strategie sono centrate sul problema e agiscono sulla circostanza per tentare di modificarla. Quando mi trovo di fronte ad un evento che non è modificabile (come un lutto o una perdita del lavoro) la strategia sarà quella di prevenire il riaccadere di tale evento o quella di affrontare in modo differente ciò che sta già accadendo.

Alcune strategie, invece, posso essere fallimentari. Fra queste si annovera proprio il  piangersi addosso e il perpetuare il lamento oltre misura. Questo accade perché stiamo negando il problema e tentando una via di fuga.

Il punto cruciale è che rinunciare al lamento significa affermare la propria responsabilità! Di fronte a qualsiasi cosa ci accada noi possiamo scegliere come starci di fronte. Non possiamo cambiare gli eventi ma abbiamo il 100% della responsabilità su come decidiamo di guardarli e affrontarli. E questo è il tuo vero potere. Questo ridona efficacia e movimento al tuo agire.

Quindi, se attraversi un periodo di particolare lamento, sarebbe utile chiederti: 

Cosa c’è di così importante per me che il lamento sta cercando di immobilizzare?

In altre parole: di cosa ho talmente paura da preferire fermarmi piuttosto che agire? Esiste una strategia più utile per prendermi cura di questa paura? Questo significa iniziare a prendersi cura delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, diventarne responsabili e comprendere quali siano i veri bisogni dentro di sé.

Potrebbe capitare che tu abbia paura di sbagliare, paura di non essere felice, paura di fallire, paura del giudizio. È comprensibile avere paura. Ma se ti accorgi che da troppo tempo ti lamenti e basta, prova ad andare a fondo del tuo stesso lamento, rendilo vivo, mettilo in movimento e domandati:

Sul serio voglio rinunciare al mio potere ? Sicura di non potere davvero farci nulla?

Questo sarà il primo vero gesto di movimento, un atto di gentilezza che ti porterà fuori dal vicolo cieco, esattamente all’inizio della strada verso il tuo pieno potere. Il luogo dove diventerai respons-abile, abile a rispondere. Ed il sole spunterà subito dietro le nuvole. Perché, ricorda, è il tuo pensiero che produce la tua realtà.