22 Ott La prima impressione non si scorda mai (in un colloquio di lavoro)
Quanto tempo impieghi a farti un’idea, a pelle, della persona che hai di fronte? Sicuramente non più di una manciata di secondi. Lo facciamo continuamente, al bar mentre prendiamo il caffè e con la coda dell’occhio osserviamo chi entra, in coda alla posta, con il nuovo collega, alle feste di compleanno dei compagni dei nostri figli.
Nei rapporti personali questo meccanismo ci aiuta tanto. L’attenzione alla prima impressione ci consente infatti di non farci manipolare dagli altri e soprattutto di non perdere il nostro prezioso tempo con persone che sentiamo lontane dal nostro modo di vivere. D’altro canto se dessimo troppa importanza alla prima impressione rischieremo anche di cadere in pregiudizi e grossolani stereotipi giudicando gli altri sulla base di una presunta simpatia/antipatia iniziale. Tutto sommato però la prima impressione costituisce per noi una risorsa.
Gli americani hanno un detto che recita pressappoco così: “non avrai una seconda chance per fare una buona prima impressione”. E questo è assolutamente vero. Perché che ci piaccia o no, facciamo sempre una prima impressione. Sia che si parli, sia che si taccia, sia che si stia in silenzio ad ascoltare, sia che ci si muova.
Secondo una ricerca condotta recentemente dalla New York University, la prima impressione si forma in meno di 10 secondi dall’inizio di un incontro! In pratica non abbiamo neppure il tempo di parlare! Wow! Che cervello potente abbiamo! E quanto ci sentiamo orgogliosi di essere in grado di cogliere la persona che abbiamo di fronte in così poco tempo. Si, però quando ad essere colti siamo noi e stiamo pure sostenendo un colloquio di lavoro… il discorso cambia! E questa sacrosanta prima impressione inizia a starci un po’ sulle scatole e la percepiamo come una spada di Damocle anziché una risorsa!
Ma che cosa cambia fra la prima impressione che ci facciamo di una persona in una serata tra amici e quella che si fa un selezionatore del suo candidato? E quanto si possono modificare sia l’una che l’altra?
Spesso quando affronto questa criticità con le persone con cui lavoro, il feedback che ricevo è che ci si senta quasi “offesi” dal fatto di essere “giudicati”, così di primo acchito e senza neppure avere proferito parola.
Dobbiamo tenere conto che esistono due fattori che segnano la differenza fra la prima impressione nelle nostre relazioni personali e quella nei colloqui di lavoro
- Il fattore TEMPO. Il selezionatore non avrà 7 incontri a disposizione per smontare una eventuale prima impressione negativa. Oggi si corre, il tempo è denaro e le scelte devono essere fatte sempre in condizioni abbastanza esasperate. Nella maggior parte dei casi i colloqui durano veramente pochissimo e con ogni probabilità non avremo il tempo materiale per sradicare quella impressione distorta. Quindi è inutile che fai l’offesa. Piuttosto prendi atto di questo fattore e usalo a tuo vantaggio.
- Il fattore PAURA. L’errore più grande che il selezionatore può fare non è tanto non capire di avere di fronte la persona che fa al caso suo ma piuttosto mettersi in casa la persona sbagliata. Questa “paura” guiderà comunque le sue selezioni e se fiuta qualcosa “non quadra” e non è in grado di capirne le ragioni, finisce per orientarsi su un’altra candidatura. Con tuo grande disappunto.
Quindi alla luce di queste considerazioni si può dedurre che
- Faremo comunque una prima impressione, che ci piaccia o no. E non c’è modo di frenare l’irrefrenabile.
- Prendiamone atto e usiamo la situazione a nostro vantaggio.
In cosa consiste questa impressione? Da cosa è data? Per usarla a mio vantaggio devo forse trasformarmi in un’attrice di teatro alla prima del suo spettacolo? No, non è necessario.
Basta veramente poco per fare buona impressione. Ti potrà sembrare strano ma spesso ciò che tu chiami buonsenso ed educazione è già un’ottima impressione e non è per niente scontato!
Ricorda che a fare la differenza saranno i dettagli:
- Guarda negli occhi il tuo interlocutore e trasmetti subito un’immagine di trasparenza, presentati curata e in ordine (quindi non con un trucco da discoteca né con la tuta che usi per andare a fare jogging). Diciamo che la cura dell’immagine personale deve adeguarsi al ruolo per il quale ti proponete.
- Stringi la mano del tuo interlocutore con la giusta energia quindi senza sembrare un pezzo di burrata tra le mani dell’altro ma anche senza trasformarti nell’Incredibile Hulk! A me è capitato di urlare “Aia!” di fronte a candidati un po’ troppo vigorosi. E non va bene!
- Non arrivare mai in ritardo e spettinata, profumatii (ma senza lasciare scie chimiche anche se ami perdutamente il tuo ultimo profumo!) e soprattutto…
- Sforzati di farlo e sii vera! Fai le prove davanti allo specchio se necessario. L’importante è che sia un sorriso sincero.
- Niente gesti nervosi o mani che giocherellano con i capelli, bisogna cercare di apparire brillanti e diretti per convincerli al primo impatto ma senza sembrare egocentrici.
Ricorda comunque che il corpo NON MENTE MAI. Siamo capaci di controllare il nostro linguaggio verbale ma il nostro corpo spesso mostra la verità. Per questo il modo migliore per fare una buona impressione è sorridere “dentro”, essere “felici dentro” dell’incontro che state per fare, vivere il colloquio come una bella opportunità di evoluzione e confronto. Solo così il vostro corpo si alleerà con voi per farvi diventare strepitose! I vostri gesti diventeranno adeguati, darete segni di apertura e di benvenuto al nuovo interlocutore gettando solide basi sia per una buona impressione che per una futura collaborazione!
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