31 Ago Ciò che conta è la felicità
Un post sul rientro lo hanno fatto in tanti.
Da circa una settimana il web, i giornali, le riviste, i blog ci propinano consigli su come rientrare dolcemente, su quanto sia inopportuno rientrare alle 2 del mattino e il giorno dopo essere in ufficio alle 8, su quanto sia importante tornare ad una corretta alimentazione per ritrovare le giuste energie, su come concedersi uno spazio di cura personale anche se le ferie sono finite. Tutto vero, tutto giusto. Concordo con gli esperti.
Ma ciò che mi martella la testa è in realtà un altro pensiero: quante persone, nonostante i saggi consigli, oggi si sono svegliate con le lacrime agli occhi perché devono rientrare ad un lavoro che in qualche modo non appartiene loro? A me è successo, anni fa. Seduta sul letto, testa china, piangevo al solo pensiero di dover varcare quella soglia, dover incontrare alcune facce, dover affrontare i soliti conflitti. E mi sembrava anche normale! Accidenti, questo non è sano. Questo non è normale stress da rientro.
Perché ci sta che sia difficile tornare alla routine. Ci sta che rinfilare i tacchi dopo un mese in infradito ti faccia venire il malumore. Ci sta che pensare a tutti i progetti da portare a termine ti faccia girare la testa e venire un po’ di panico. Ci sta che tu preferisca la passeggiata in riva al mare che la corsa sul cemento. Ci sta che tu non abbia poi così voglia di rivedere proprio tutti i tuoi colleghi. Questo ci sta. È così per tutti, anche per chi fa un lavoro che ama e lo fa con passione. Torno volentieri al lavoro oggi, ma non senza una certa ansia e l’idea che mi sarebbe piaciuto rubare ancora qualche giorno di vacanza.
Quello che non ci sta è che tu oggi stia piangendo, che senta che non ce la fai più, che abbia un senso di oppressione talmente forte da volerti volatilizzare nel nulla. Quello che non ci sta è la rassegnazione con la quale affronti i mesi che mancano alla fine dell’anno sperando solo che arrivino in fretta le prossime vacanze. Non ci sta! Non permettere che ci stia!
Non infliggerti una tortura così solo perché hai il posto fisso, perché hai sbagliato percorso e non sai come uscirne, perché se cambi poi tuo padre si inc….za, perché devi essere una madre responsabile e chissà cosa direbbe la gente, perché pensi che in fondo tu non vali abbastanza ed è giusto espiare chissà quale colpa, perché pensi che non ci siano altre chance. No. Non è giusto.
Tu meriti di più!
Ascolta questi segnali, guardati vivere queste prime giornate, respira l’aria che respiri… e decidi se è veramente questo ciò che vuoi. Prendi la decisione di essere felice.
È questa l’unica cosa che conta: la felicità.
Cercala… e se per te il lavoro è una parte della costruzione della tua felicità… prendi la strada del cambiamento. Senza fretta ma senza sosta. In fondo cambiare non vuol dire necessariamente stravolgere, vuol dire scegliere di mettersi sulla strada giusta per te. Vuol dire compiere un primo piccolo passo.
Quel primo passo necessario all’inizio di ogni nuovo viaggio.
Perché quelle lacrime non ci siano più e quegli occhi tornino a sorridere. Perché la vita sia vita anche quando non sei in vacanza. Perché per tornare dolcemente al lavoro ci bastino finalmente solo i semplici consigli degli esperti.
No Comments