Bugie sul cv: sono davvero utili?

Da una recente ricerca emerge che il 14% degli italiani esagera sulle proprie abilità o competenze in un colloquio di lavoro. Uno studio effettuato da ABA English ci dice che un quarto dei candidati ha ammesso di aver mentito intenzionalmente sul proprio CV.

Su quali aspetti si mente? La ricerca racconta che le bugie fioccano sulle proprie abilità (62%), sul livello di responsabilità ricoperto (54%), sulla durata del periodo lavorativo (39%), sugli incarichi ricoperti (31%) e sui titoli di studio (28%).

Alcuni candidati mentono anche in pompa magna: c’è chi vanta un premio Nobel, chi si è laureato in università mai esistite e chi ha sostenuto di aver lavorato in un carcere quando vi era in realtà detenuto. Io personalmente non ho mai incontrato persone che mentissero in modo così spudorato (anche se mi sono ritrovata a chiedere il perché di alcuni buchi temporali nel cv e scoprire che il mio candidato era stato in carcere) ma ho comunque avuto occasione di sentire a colloquio piccole bugie.

Il risultato è che la scoperta delle bugie fa venire fortissimi dubbi ai selezionatori: “se sei stata capace di mentire su un particolare, chissà su cos’altro hai mentito o mentirai da qui a breve!” E una volta che il dubbio si insinua hai perso la partita.

Ci sono persone che vengono assunte dopo aver mentito sul CV? Certo! Ci sono persone che dopo essere assunte, avendo mentito sul CV, non vengono scoperte? Oh sì! Tuttavia la maggior parte di coloro che si tengono un lavoro non sono i più bravi a mentire ma i più onesti, che si limitano a piccoli accorgimenti per smussare alcuni spigoli.

Esistono alcune “bugie bianche” che sono tollerate, mentre mentire in modo grave, anche se potrebbe potenzialmente darti l’illusione di avere maggiore probabilità di trovare un lavoro, ti porterà a farti scoprire con il rischio del licenziamento o di una denuncia.

Io ritengo che un approccio onesto e sincero sia sempre da preferire. So bene che in questo periodo storico, di scarsità di offerta e ampiezza della domanda, venga quasi spontaneo farcire meglio la propria candidatura per sbaragliare la concorrenza o omettere alcuni dati che sentiamo pesanti nella nostra storia professionale.  Tuttavia, c’è una bella differenza fra il vendersi bene, valorizzando i lati positivi, e l’imbellire il proprio curriculum “modificando” significativamente alcuni fatti.

Ma quali sono i punti su cui non si dovrebbe MAI mentire?

  • I tuoi dati anagrafici (sì, nemmeno sulla data di nascita!)
  • La formazione, i titoli di studio, le qualifiche, certificazioni e relativi voti
  • Le esperienze lavorative
  • Competenze acquisite
  • Lo stipendio precedente

In altre parole non ti conviene mentire su tutti quei dati che sono oggettivi in generale, facilmente verificabili. Soprattutto oggi che il Recruiter ha a disposizione gli strumenti digitali: ti cerca su Google ricostruendo la tua reputazione prima ancora di averti incontrato a colloquio.

Ora starai pensando: ma se metto la mia data di nascita sul cv non mi chiama nessuno! Eppure sappi che non ti chiamano proprio perché quella data non c’è e quindi lascia presumere che tu abbia qualcosa da nascondere e che non sia abbastanza trasparente!

Quindi, domandati sempre quali siano le conseguenze della tua bugia e come possano essere interpretate dal tuo interlocutore nel caso si accorgesse della menzogna. Piuttosto, come ripeto spesso, preparati ad argomentare ciò che ritieni sia un tuo punto debole.

Quali sono le bugie bianche che in qualche modo posso essere tollerate?

  • Aumentare di poco l’inizio e la fine delle precedenti esperienze di lavoro. Ho detto “di poco” quindi stiamo parlando di qualche mese al massimo. Non puoi pensare di occultare tre anni di disoccupazione. Piuttosto trova il modo di raccontare cosa hai fatto in quei tre anni (se proprio non ti sei girata i pollici!). Magari ti sei formata, hai viaggiato, hai messo su famiglia, ecc..
  • Omettere il tuo voto di diploma o di laurea se non è stato particolarmente brillante. Il voto conseguito non è l’unico strumento di valutazione. Piuttosto a colloquio avrai modo di spiegare anche le motivazioni di un voto basso.
  • Indicare un indirizzo locale quando ti candidi per posizioni in città lontane da quella in cui vivi. Segnare un indirizzo di appoggio ti aiuterà ad essere contattata e a considerarti “disponibile al più presto”
  • Omettere il nome dell’azienda per cui lavori attualmente per proteggere la tua privacy (ma ricorda poi di allineare le informazioni con il tuo profilo LinkedIn)
  • Non raccontare le esperienze di lavoro di vent’anni fa. Oggi sei una persona diversa e a nessuno interesserà un errore caduto nel dimenticatoio (anche se tu ancora ti fustighi).

Quindi, in definitiva cosa conviene fare? Io penso che ognuno di noi debba scegliere come comportarsi durante la compilazione del CV e gestire la propria coscienza di conseguenza. Tu cosa ne pensi? Non credo tu sia una bugiarda seriale eppure ci sono argomenti su cui saresti tentata a mentire? Raccontamelo nei commenti e ti do il mio consiglio spassionato.

 

 

Danila Saba
info@danilasaba.it

Aiuto le donne a raggiungere il benessere professionale che meritano attraverso scelte consapevoli, intenzionali. Supporto le aziende che vogliono raggiungere il benessere organizzativo e veicolare i cambiamenti mantenendo.

No Comments

Post A Comment