Le tre obiezioni che mi fate più spesso e come rispondo
Nel mio lavoro, da un lato mi occupo di aiutare le persone a riconoscere il loro potenziale, scoprire le proprie risorse e competenze ed utilizzarle. Dall’altra, lavoro per rimuovere alcuni ostacoli che si presentano come obiezioni (spesso mentali, le classiche voci che ci girano in testa!) e che impediscono di prendere decisioni funzionali per il nostro futuro.
Le obiezioni sono tante e spesso molto personali. Tuttavia ce ne sono alcune che si ripetono con più frequenza. Forse conoscerle ti farà sentire meno sola e capirai che alcune vocine che senti sono condivise anche da altri! Il che è molto incoraggiante, secondo me! Oggi te ne racconto tre e ti dico come rispondo. Ti ci ritrovi?
1) Non sono titolata. Rientrano in questa categoria le persone che credono di non avere il pezzo di carta giusto per realizzare qualcosa di diverso da ciò che fanno ora. Ogni volta che pensano di cambiare il primo pensiero va a quel titolo mancante oppure insufficiente. E così stanno ferme dove sono. Forse sei una persona che non ha terminato gli studi, forse hai dato tutti gli esami all’università senza sostenere la tesi. Oppure sei una persona che ha conseguito il diploma ed è andata subito a lavorare e, quindi, credi che ti serva la laurea per portare il cambiamento nella tua vita. Ti percepisci come mancante in qualcosa e pensi che non potrai mai recuperare.
In questi casi si tratta di contestualizzare: qual è il titolo mancante? Cioè, se vuoi fare l’ostetrica devi avere la laurea in medicina e tanto di specializzazione. Se sogni di diventare la nuova Cristoforetti e hai 45 anni forse non è solo un problema di titolo, ma di scelte di vita. Probabilmente in questo caso non tireresti nemmeno fuori questa obiezione perché la sua risposta è evidente: hai ragione! Ti manca il titolo. Non sono di quei coach che ti dice di buttarti nel vuoto anche se non sai volare. Ci sono situazioni che non si possono cambiare. In questi casi si tratta di andare a frugare fra le tue ambizioni e trovare quella che più si avvicina al tuo sogno di astronauta e portarla nella tua vita con nuove modalità.
Tuttavia ci sono tanti altri casi in cui il pezzo di carta non è necessario. Al mondo del lavoro servono lavoratori consapevoli e capaci. Persone che s’impegnano in ciò che fanno e che portano a casa risultati al di là del titolo. Smetti di credere che ti serva un pezzo di carta per realizzare qualcosa. Piuttosto inizia a domandarti cosa puoi fare con ciò che hai oggi per avvicinarti ai tuoi sogni. E se mancasse un titolo, chiediti se non sia il caso di conseguirlo! Ci sono persone che si laureano da adulte, con figli a carico e una vita da mandare avanti. Perché non puoi farlo tu? Questa obiezione non è sufficiente per farti rinunciare.
2) Non mi so vendere. Gli altri riescono ad ottenere ciò che vogliono mentre io proprio non ce la faccio. Dietro questa obiezione c’è la convinzione che “vendersi” sia qualcosa di disdicevole. Quelli che si sanno vendere sono considerati alla stregua dei furbetti di turno. Immaginiamo scenari nei quali qualcuno cerca di convincerci ad acquistare un prodotto privo di valore (tutti noi abbiamo almeno un esempio a riguardo!). Invece sapersi vendere è un passaggio essenziale nella ricerca del cambiamento professionale. Può darsi che tu sia introversa e possa pensare che per te sia impossibile diventare “venditrice di te stessa”. Ed invece lo è! È possibile ed auspicabile. Con la tua personalità, con la tua modalità e senza snaturarti! Ma perché è cosi difficile vendersi? Perché per vendersi bisogna attribuirsi un valore. E dopo che lo si è scoperto e definito si potrà mostrare al mondo e al nostro futuro datore di lavoro. Probabilmente sei imprigionata fra la sindrome dell’impostore (non sono abbastanza brava) e la credenza che la tua introversione sia un problema. Riscopri la tua unicità!
Non avere paura di scoprire quanto vali, in cosa sei veramente brava e per cosa gli altri ti pagherebbero. Non è disdicevole, anzi è il tuo tesoretto. Ci si può vendere con molta etica e portando a casa quei risultati che ora sembrano impossibili. Se fai parte della categoria degli introversi troverai sicuramente molto interessante questo titolo di Nicola Giaconi.
3) Ma di che mi lamento? Devo ringraziare di avere un lavoro! Questa è la scusa che sento più spesso. Di solito chi parte così è come se fosse in trappola. Dovrebbe essere felice (perché il lavoro lo ha!) ed invece ha lo sguardo triste e rassegnato di chi non può alzare la mano per urlare la sua scontentezza! Ti hanno insegnato che il lavoro è sacrificio ed è pure sacro. Quindi, una volta che ne trovi uno tienitelo stretto e non ti lamentare! Giusto? No, non leggo nel pensiero. E’ solo che siamo figli di una certa generazione. Quella che ha lavorato sodo per comprare casa e auto. Quindi, ci rimanda ancora quel modello di mondo. Ma il mondo oggi è cambiato e il lavoro è il tuo spazio di costruzione. Il lavoro è il luogo in cui passi gran parte della tua giornata e dove porti i tuoi valori, ciò in cui credi. È il tuo contributo ad un futuro migliore. Come si può accettare un lavoro qualsiasi con questi presupposti? Inizia a individuare il tuo sistema di valori e trova un lavoro che sia tuo. Certo, puoi scegliere di soffrire in silenzio e sopportare con rassegnazione, ma questo non aiuterà chi non ha lavoro a trovarne uno né renderà te più compiuta. Quindi ti do il permesso di lamentarti eccome! Riconoscere il proprio malessere è il punto di partenza per trovare di meglio! E non dimenticare che solitamente chi ti dice che devi ringraziare di ciò che hai e stare zitta è il primo che venderebbe anche sua madre per avere di meglio. Ma non te lo dirà mai!
Se vuoi approfondire l’argomento delle convinzioni puoi leggere qui. Se ti senti un po’ frenata, c’è anche questo post che potrebbe fare luce su alcuni aspetti del tuo atteggiamento.
Ti ritrovi in una di queste obiezioni? Oppure ne hai altre che ti frullano in testa e vorresti sputare il rospo? Scrivile nei commenti e ti risponderò! Poi, se si tratta di una super obiezione ci farò un post apposito! Dai, vuotiamo il sacco senza paura!
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